Passeggiando per Milano Cultura

Passeggiando per Milano,

camminando piano piano,

quante cose puoi vedere,

quante cose puoi sapere…

Non sempre i milanesi danno ascolto alla canzoncina dal ritmo foxtrot che canticchiano in tutta la loro metropoli fin dal 1939. Camminando dal Teatro alla Scala verso il vicino Duomo attraversano Piazza San Fedele ma nella chiesa lì sullo sfondo trascurano la preziosa Madonna del latte (foto), un piccolo affresco del secolo XIV che mi ricorda il coevo e altrettanto piccolo affresco con la Madonna della consolazione esposto a Benevento nel Museo del Sannio, prelevato negli Anni Venti da una parete del Chiostro di Santa Sofia dove in antico era stato sfregiato come per cancellarne il dettaglio del seno nudo offerto al Figlio. Nella Chiesa di San Fedele a Milano i beneventani noterebbero che anche la Madonna del latte richiama le due versioni della Dea Madre: Iside con in braccio Horus e la Madonna delle Grazie con Gesù. Altrettanta forza attrattiva, in quella stessa chiesa barocca, scoprirebbero in una sorprendente installazione creata nel 2014 da Mimmo Paladino di cui dirò più avanti.

Ai giovani che conversavano in dialetto meneghino seduti sugli scalini della chiesa ho chiesto di cercare sul telefonino una foto della facciata sfregiata dai bombardamenti del 1943. La tragica scena sembra offenderli, decidono subito di non guardare quell’orrore: “foeura el dent!” sputiamo fuori quel dente cariato! Domando quindi qualcosa dei tesori d’arte lì custoditi. Cala un silenzio imbarazzante. Un ragazzo prova a giustificare i concittadini: “È per paura che evitiamo di entrare in questa chiesa. Guardi il monumento ad Alessandro Manzoni qui davanti: uscendo dopo la Messa lo scrittore scivolò sugli scalini, batté la testa a terra e morì”. Nemmeno il tempo di completare quella insolita notizia, peraltro vera, ed ecco che il ragazzo viene preso in giro dai compagni, che gli raccomandano di guardare piuttosto le ragazze in transito: “Ué ti, ciaparat, fa’ ballà l’oeucc!” ehi tu, acchiappatopi, fa’ ballare gli occhi sulle belle ragazze!

Non è per scongiuro che i milanesi evitano il luogo in cui è morto l'autore dei Promessi sposi. La colpa è della fretta: passando accanto alla statua di Alessandro Manzoni che domina Piazza San Fedele su un alto piedistallo non trovano il tempo per alzare lo sguardo. Alcuni anni fa camminavano anzi a testa in giù perché l’artista toscano Paolo Masi aveva invaso il pavimento di specchietti rotondi, ognuno con un piccolo disco colorato sovrapposto asimmetricamente. Era una festa di bagliori ricurvi e di riflessi colorati, invitava appunto a riflettere, per capire il senso di quella novità. Gli specchi messi per terra - commentai - modificano tutto, restituiscono invertiti e a brandelli nuvole e architetture, volti e borsette, scarpe e smartphone, vanificando le scritte pubblicitarie e le insegne dei negozi. La gente sorrideva senza calpestare i fragili specchi, i corpi si urtavano con qualche imbarazzo, e fra tanti interrogativi ci si poteva sentire persone pensanti.

Era una mera speranza, la mia: passeggiando piano piano in mezzo a quella ‘Mostra diffusa’ intitolata Riflessioni riflesse notavo che gli unici a riflettere erano gli… specchi a terra. Del resto, succede in molte città che espongono oggetti interessanti a portata di piede. I tantissimi tombini metallici di varie epoche diffusi nelle strade di Benevento cosa dovrebbero dire dei passanti che non notano i loro simboli artistici e storici? La fretta blocca il ‘sapere’.

Invito finalmente i ragazzi milanesi ad entrare nella Chiesa di San Fedele, qualcuno mi segue. Dopo l’affresco della Madonna del latte, nella penombra della “Cappella delle Ballerine” frequentata ai suoi tempi da Carla Fracci non trattengono i loro wow davanti alla suddetta installazione di Mimmo Paladino. Tante scarpette di bronzo dorato con le punte fissate ritmicamente a una parete laterale danno la sensazione di essere sfuggite dai piedi di danzatrici prese dalla magia della musica mentre si avviavano verso il soffitto della Cappella lungo quell'improbabile percorso verticale.

Mimmo Paladino ha reso omaggio alla tradizione delle ballerine del Teatro alla Scala che, al debutto come étoile, nel secolo scorso portavano fiori alla Madonna del latte nella Chiesa di San Fedele. I fiori donati ‘per grazia ricevuta’ duravano qualche giorno nella “Cappella delle Ballerine”, le scarpette di bronzo luccicanti d’oro continuano a proporre riflessioni sul mondo capovolto.

ELIO GALASSO