Pulvini in 3D al Chiostro di Santa Sofia Cultura

La “Primavera Longobarda” è in fiore!

Ebbene sì, il progetto-cultura fortemente voluto dal commissario straordinario della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, si può proprio dire che sia sbocciato come una ricca peonia grazie alla “Biennale di Studi Longobardi” svoltasi per tre giorni al Museo del Sannio, in cui sono intervenuti studiosi autorevoli e figure che fanno scuola sull'epoca longobarda.

Innestata poi nel prestigioso programma anche l'inaugurazione dei pulvini in 3D del Chiostro annesso alla Chiesa di Santa Sofia (dal 25 giugno 2011 patrimonio Unesco. ndr)

“L'iniziativa - ha affermato Cimitile - è utile per godere al meglio i pulvini e per favorirne non solo la contemplazione, ma anche il loro significato profondo, racchiuso nel messaggio scolpito sugli stessi”.

I contenuti culturali e tecnici dell'operazione sono stati illustrati dalla consulente scientifica del Museo del Sannio, Maria Luisa Nava, e dal CEO della Società Spin Vector, Giovanni Caturano, che ha realizzato il progetto.

Praticamente, nel Chiostro sono state collocate quattro postazioni dotate di uno schermo 3D ed un rilevamento della profondità in modo da permettere al visitatore - munito di speciali occhialini ultraleggeri - di interagire con i gesti delle mani avvicinando e facendo ruotare i pulvini uno dopo l'altro per scoprirne tutti i dettagli, inoltre, per i più importanti è stato previsto anche un commento sonoro.

La realtà virtuale consente, dunque, di poter meglio apprezzare la straordinaria e complessa fattura delle raffigurazioni scultoree poste naturalmente ad 1,90 metri di altezza evitando così ai turisti (si spera tanti) di girare intorno ad ogni colonna.

Vale la pena ricordare che l'operazione dei pulvini in 3D è stata curata da tre Settori della Provincia di Benevento: quello alla Cultura e Turismo, al Patrimonio ed alle Relazioni Istituzionali ed Internazionali, rappresentati rispettivamente dalle dirigenti Pierina Martinelli e Irma Di Donato e dal funzionario direttivo Carmine Antonio De Santis.

UN PO' DI STORIA

Costruito nel XII secolo nell'abbazia benedettina di Santa Sofia, fondata quattro secoli prima dal principe longobardo Arechi II, il Chiostro si sviluppa su una pianta quadrata.

Il monumento è sostenuto da 16 pilastri e tra di essi si aprono 15 quadrifore e una trifora nell'angolo rientrante, formate da archetti a ferro di cavallo che risentono dell'architettura moresca.

Gli archetti poggiano su 47 colonnine di granito, calcare o alabastro sormontate ciascuna da un capitello e da un pulvino variamente scolpito.

Tutte le opere presenti sui capitelli e sui pulvini sono state probabilmente realizzate dagli stessi monaci benedettini ed in particolare vengono attribuite alla mano di 3 maestri denominati: il Maestro dei Mesi, il Maestro dei Draghi e il Maestro della Cavalcata degli Elefanti.

La numerazione delle colonne in senso antiorario e la lettura dei suoi pulvini, poi, si devono allo studio certosino del prof. Elio Galasso, per oltre trent'anni direttore del Museo del Sannio.

Particolare emozione in chi la contempla suscita la colonna numero uno, di diametro maggiore rispetto alle altre e completamente libera dal muretto di base, sul suo capitello, infatti, è stato scolpito San Benedetto assiso in cattedra che, rivolto a chi entrava nel Chiostro del monastero benedettino dalla Porta Maggiore, mostrava il libro della sua Regola “Ora et labora”.

Ai lati del Santo, figure di monaci rivolte a destra verso la chiesa accennano ad un invito con la mano aperta.

Sul pulvino, invece, ruotano scene della vita di Cristo: la Natività, l'Angelo che indica la stella di Betlemme ai pastori seguiti da pecore, l'arrivo dei Magi con i doni e la presentazione di Gesù al Tempio.

L'opera viene attribuita al capo dell'officina scultorea sofiana, ossia il Maestro dei Mesi.

Ma sui pulvini sono raccontati anche i lavori agresti dei vari mesi dell'anno, le Crociate e l'allegoria della vita umana protesa verso il compimento spirituale.

Molto bello risulta altresì il pulvino detto della Cavalcata degli Elefanti, scolpito a tutto tondo ed attribuito all'omonimo Maestro, il meno classico fra i tre artisti sofiani.

Una leggenda indiana vuole che la Terra sia sorretta da quattro elefanti, uno per ciascun punto cardinale. Strutturato come un globo su quattro pilastri, l'elefante è animale cosmico, sostegno per eccellenza, e quattro sono gli elefanti scolpiti sul pulvino 25 del Chiostro, in atto di sostenere l'umanità: due uomini barbuti, con i mantelli al vento, ne cavalcano una coppia, diretti verso una figura femminile che solleva le trecce nella sua nudità raggiante di purezza, libera da ogni imbarazzo.

E' questa la prima donna, Eva, che ritorna sulla faccia opposta mentre tenta di coprire con un velo la sua nudità divenuta impura dopo il peccato originale.

Accorrono verso di lei due uomini, questa volta rasati, passati allo stadio di “civiltà”, su una seconda coppia di elefanti.

Significativo è il concetto di verecundia che assume il sentimento di vergogna, legato alla carne e al peccato sessuale, l'autore del pulvino 25, infatti, riafferma l'idea che il peccato per antonomasia, la colpa originale, fu di ordine sessuale.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

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